Le Linee guida per l’accessibilità dei siti web (in inglese Web Content Accessibility Guidelines – WCAG), sono una lista precisa di adeguamenti per rendere i contenuti web più accessibili, specialmente alle persone con disabilità, sviluppate dal World Wide Web Consortium (W3C).
Qual’è l’importanza di parlarne in questo momento?
Beh, se hai un sito web aziendale ti consiglio di continuare a leggere questo articolo!
La legge italiana
In Italia, la legge 4/2004, detta anche “legge Stanca”, regolamenta l’accessibilità digitale e attualmente impone ai siti della pubblica amministrazione di rendere accessibili i propri siti web secondo lo standard WCAG.
Ora veniamo a noi… il decreto legislativo 82/2022 amplierà questo obbligo a tutti gli operatori economici, in conformità alla direttiva europea 2019/882 detta European Accessibility Act (EAA).
La legge si applicherà a tutti i servizi digitali creati o modificati dopo il 25 giugno 2025, quindi software, terminali, apparecchiature per comunicazioni digitali, servizi bancari e acquisti online.
Calma, niente panico… facciamo chiarezza!
L’obbligo si estende alle PMI (Piccole Medie Imprese), mentre le microimprese (meno di 10 dipendenti, salvo casi particolari) sono escluse da questo obbligo.
Le PMI possono comunque chiedere un’esenzione dall’applicazione della norma se possono dimostrare che comporta un onere sproporzionato: si dovrà dunque presentare una documentazione atta a verificare tale esenzione e dovrà essere mantenuta per 5 anni.
Parlatene comunque con un consulente del lavoro.
Ok, abbiamo sviscerato il lato burocratico, ora vediamo cosa succede in effetti.
Siti accessibili per tutti
Questo è il punto cruciale di questo argomento: che sia obbligatorio o meno i siti web devono essere accessibili a tutti. Non siamo dei dottori e nemmeno dei ricercatori, per cui non conosciamo tutte le problematiche di consultazione di un sito web.
I principali adeguamenti strutturali che devono essere applicati riguardano:
- Leggibilità, quindi testi alternativi per immagini e video
- Software di lettura dello schermo
- Navigazione semplificata
- Focus e eliminazione di elementi di distrazione
Una prima analisi del sito ce la offre già la PageSpeed Insights di google, dove classifica anche l’accessibilità del sito.
Esistono già strumenti più specifici online che analizzano le pagine e ci dicono se il sito è conforme alle linee guida.
Sono sorpreso da quanti parametri non conformi possa avere un normale sito web!
Le PMI dovranno fare uno sforzo non indifferente per portare agli standard la propria presenza online perchè sarà necessario tutto questo:
- Conformità alle WCAG 2.1 o successive: assicurarsi che il sito rispetti le linee guida stabilite dalle WCAG, che coprono una vasta gamma di raccomandazioni per rendere i contenuti web più accessibili.
- Valutazione e monitoraggio: effettuare una valutazione dell’accessibilità del sito e implementare un monitoraggio continuo per garantire il mantenimento della conformità.
- Formazione del personale: garantire che il team responsabile della gestione e dello sviluppo del sito sia adeguatamente formato sulle pratiche di accessibilità.
- Dichiarazione di accessibilità: pubblicare una dichiarazione che attesti il livello di conformità del sito alle normative vigenti.
Come posso rendere accessibile il mio sito?
A questo punto sorge il dilemma Design contro Accessibilità.
Un sito web bello da vedere, nel modo ormai antico del termine, può non essere bello agli occhi di tutti, è una definizione conformata ma non più attuale.
D’ora in poi, bisognerà ragionare in un altro modo, o quanto meno questo obbligo ci ha aperto gli occhi ad un aspetto che fino a questo momento non è stato considerato.
Una volta preso coscienza di questo fatto, ci sono degli strumenti che ci vengono in aiuto.
Nel senso che possiamo ancora costruire il sito con i canoni che preferiamo, ma poi offrire la possibilità a tutti di decidere di vederlo o leggerlo come più vogliono ed avere il diritto di usufruirlo pienamente.
Il problema sarà per tutti i siti che hanno una certa età, perchè sarà più complicato portarli a norma e secondo me inevitabilmente perderanno autorevolezza agli occhi di google rispetto ai siti costruiti per essere accessibili.
Conclusione
Questa normativa ci renderà sicuramente più consapevoli che è giunta l’ora di creare un internet più accessibile e più inclusivo.
Le PMI si dovranno strutturare nella formazione del personale e nell’adattamento di tutti i supporti digitali sicuramente con un investimento di risorse non indifferente.
Capisco lo sgomento, ma in futuro non sarà visto più come un obbligo ma come un’opportunità per creare un’esperienza utente più coinvolgente fruibile a tutti, affrontando questa sfida come la possibilità di raggiungere nuovi potenziali clienti e aumentare il posizionamento online.
Il futuro è sicuramente digitale, ma dovrà esserlo per tutti.