E chi sono io per non scrivere qualcosa su ChatGPT, l’intelligenza artificiale più nominata nell’ultimo periodo?
Ma attenzione, non scriverò qualcosa di generico e di sentito dire, né tesserò le lodi della tecnologia, ma farò un analisi di un disastro pre-annunciato!
Ma veniamo ai fatti.
L’arrivo di chatGPT
Come tutti, chi prima o chi dopo, ho sentito dell’arrivo di questo incredibile strumento che intraprende delle vere e proprie conversazioni rispondendo alle domande più disparate, che (e qui perdonatemi l’ignoranza) prende spunto da un enorme database di informazioni limitate al 2021.
Devo dire che la prima impressione è stravolgente e, da buon pigrone, ho subito pensato che questo strumento fosse la soluzione alla stesura di contenuti per il web molto avanzata, fornendo anche informazioni di nicchia ed accurate, oltre al fatto che può scrivere in qualsiasi lingua.
Ovviamente, sempre in fase sperimentale, ho cominciato ad ottenere contenuti sugli argomenti più vari e a proporli su vari siti.
Facile, facile, facile.
Non pensare di essere l’unico furbo
Quando pensi una cosa però è naturale che ci hanno già pensato altri, e soprattutto il padrone del gioco, Google.
Come fai a non pensare che Google non abbia già preso provvedimenti in merito, cioè che non sappia capire quando un articolo è scritto artificialmente?
Devo dire che i primi effetti di posizionamento grazie agli articoli scritti si è fatto sentire. Infatti i siti sperimentali salivano per le parole chiave utilizzate.
Parallelamente ho ricercato informazioni in merito ai contenuti scritti con ChatGPT e incominciavano ad affiorare perplessità dagli esperti, ma anche tentativi si soluzione, come prendere una prima stesura di ChatGPT, ripassarla da un software che ha la funzione di parafrasi, fino alla doppia traduzione passando per i “Gpt detector” (strumenti che riconoscono testi scritti artificialmente) per rendere l’articolo apparentemente scritto da un umano.
Google non è ingenuo
Ma google è molto più furbo di quanto si immagini… anche se non parla mai di penalizzazioni di articoli scritti con intelligenza artificiale, il punto principale della valutazione di google è che se proponi un articolo, per essere indicizzato bene deve essere informativo, specifico, autorevole e che offra un’ottima esperienza all’utente.
E qui sta l’inghippo con l’intelligenza artificiale: ottieni delle informazioni incredibili e subito, ma in qualche modo non hanno quel sapore di esperienza umana, di vissuto e condiviso; rimangono delle informazioni generiche e scialbe.
Ammetto che ci sono dei prompt (il prompt è l’istruzione che diamo all’intelligenza artificiale per fornirci la risposta più accurata) che mi hanno sorpreso, come quella in cui riesci a far bypassare i blocchi di chatGPT (chatGPT non può ricercare informazioni attuali in internet) ed ottenere delle extra informazioni, oltre che a delle avveniristiche informazioni segrete sulla trattativa che sta intrattenendo il governo americano con gli alieni…
I risultati
Quali sono i risultati a medio termine? DISASTROSI!
I siti hanno cominciato a scendere a capofitto nell’indicizzazione, costringendomi a rimuovere e reindirizzare i contenuti informativi ma “farlocchi” per non cadere nell’oblio di google.
Non solo contenuti
Devo però ammettere una cosa: da chatGPT ho ottenuto delle soluzioni e dei codici PHP chew mi hanno permesso di fare delle modifiche a WordPress e woocommerce che mi hanno risparmiato molto tempo.
Mi ha inoltre aiutato notevolmente nella prima fase della stesura di un articolo scritto a mano, cioè la ricerca di parole chiave, di parole chiave long tail, di titoli da cui prendere spunto e da punti di vista che magari da soli non riusciamo ad ottenere.
E qualche volta, può aiutare sulle ricerche di scuola e a svolgere qualche noioso compito…
Quindi è un buon assistente, non un sostituto. Un buon suggeritore, non un copywriter.
Una piccola parentesi sulle immagini: midjourney
Parallelamente, colto dal rush dell’intelligenza artificiale, ho sperimentato anche Dall-e 2 ( il progetto di generazione di immagini di openai) e midjourney.
Midjouney è un progetto all’interno di una sorta di forum/chat di discord, dove si possono creare delle vere e proprie classroom per vari argomenti.
La classroom di midjourney è dedicata alla creazione di immagini da intelligenza artificiale.
Stesso principio di chatGPT, solo per immagini.
Mi sono divertito moltissimo e i risultati a volte sono incredibili. Ecco alcuni esempi.
Utilizzo di chatGPT
Quindi dimentichiamo l’illusione di scrivere centinaia di articoli a vanvera perché google disprezza chi cerca di ingannarlo, ma vediamo cosa possiamo chiedere a chatGPT nel lavoro quotidiano:
- idee e suggerimenti per testi e Ads
- riassumere testi lunghi per cogliere l’essenziale
- ricerca di parole chiave e titoli
- soluzioni di codice macchina come javascript, php, pyton
- ricerche ed approfondimenti su qualsiasi argomento, da sviluppare manualmente
Non c’e’ ora di dubbio che è una valida alternativa a google, perché posso tranquillamente dichiarare che mentre su google il più delle volta la ricerca di qualcosa finisce per suggerire di comprare qualcosa, su chatGPT si ottengono delle risposte chiare, dirette ed esaustive. Io credo che google stia correndo ai ripari e che cerchi una valida alternativa, perché l’uscita di GPT4 è imminente, ed ho sentito che è ancora più fenomenale.
Ora rimango qui a leccarmi le ferite, acerbare di rimediare a degli esperimenti che hanno compromesso delle valide posizioni, ma la sperimentazione fa parte del percorso di crescita.
Un’amara conclusione
Cosa rimane da questa esperienza? Un po’ di delusione perché pensavo che l’intelligenza artificiale potesse ridurre il carico di lavoro e rendere alcune task giornaliere più semplici, ma allo stesso tempo la certezza che solo il proprio lavoro possa portare a dei risultati, altrimenti tutti potrebbero diventare degli esperti copywriter saturando il mercato.
Un altra amara certezza è che “google rules the world”, le chiavi del gioco le ha in mano sempre lui.